Città di origine di questo racconto: Acitrezza (CT)
C’era una volta un principe arabo di nome Tum-Allah, viveva nel regno di suo padre e passava le sue giornate andando a caccia con i suoi amici e scrivendo la storia della sua terra bellissima.
Il principe era un buongustaio, inventava nuove ricette (che scriveva in un libro segreto) e aveva nelle sue cucine cuochi che venivano da ogni parte del mondo .
Il piatto che mangiava con più gusto era la gallina in brodo servita insieme al riso, alle uova sode e a piccoli pezzi di formaggio di capra .
Era tanto goloso del suo piatto preferito che quando pensava di star fuori per qualche giorno i cuochi dovevano portarsi dietro galline,uova, formaggi, spezie, pentoloni, sacchi di riso e tanti, tanti utensili da cucina: sembrava ogni volta quasi un trasloco!
Un giorno suo padre re Terek si ammalò, mandò a chiamare il figlio e gli disse:- Figlio mio, si avvicina il giorno della mia consueta visita nelle nostre terre di Sicilia ma la mia malattia non mi consente di affrontare un viaggio così lungo, dovrai andare tu al mio posto.-
Tum-Allah fu ben felice di accettare perché era curioso di visitare nuove terre, di conoscere nuove persone e soprattutto di scoprire usi, costumi e ricette da scrivere nel suo libro segreto; così si preparò alla partenza e indovinate quali furono le prime persone ad essere avvertite? Ma i cuochi naturalmente!!
Al palazzo ci fu gran fermento e dopo qualche giorno il principe era pronto a partire.
Caricata la nave e imbarcati i passeggeri, si apprestarono a fare questo viaggio in terre a loro sconosciute.
Approdarono nel piccolo attracco di Trezza ( l’attuale Aci Trezza ) e si trovarono di fronte allo spettacolo di una terra ricca di colori, di profumi che non si aspettavano.
Appena sbarcato il principe vide venirgli incontro un giovane sorridente, scalzo e con in testa uno strano copricapo rosso a forma di cappuccio che nella sommità aveva un laccio intrecciato che finiva con un piccolo “giummo” verde. Il giovane, appena fu in presenza del principe si tolse il copricapo ed inchinandosi rispettosamente salutò il principe:- Benvenuto eccellenza, il mio nome è Turiddu e sarò felice di accompagnarla in questi giorni che passerà qui in Sicilia.-
Il giovane Turiddu fu subito simpatico al principe tanto che per l’indomani organizzarono una battuta di caccia alle pendici dell’Etna.
I cuochi del principe, di buon mattino, precedettero i cacciatori per montare fornelli e pentoloni e preparare il pranzo; furono cotte dieci galline, cento uova ed un sacco intero di riso per sfamare tutti.
Quando il principe ed il suo seguito, stanchi della caccia, tornarono al campo, trovarono un pranzo degno di un re.
Si sedettero a tavola e il principe volle Turiddu accanto per continuare a chiacchierare .
I servitori sistemarono le vivande al centro della tavola e tutti cominciarono a mangiare servendosi con le mani; tutti tranne Turiddu che con calma tirò fuori da un cestino una “mappina” dove erano avvolte in altrettante, grosse, foglie di vite, quattro “beccafico” di sarde .
Il principe lo guardò esterrefatto mentre Turiddu prendeva i pesci ripieni dalla coda e cominciava a gustarli.
– Sua signoria vuole favorire?- Chiese Turiddu porgendo una foglia d’uva come se fosse un piatto prezioso.
– Certamente, con piacere!- Rispose il principe e addentando il pesce ripieno di pangrattato, uova, formaggio e prezzemolo lo trovò tanto gustoso da chiedere a Turiddu la ricetta per il suo libro .
– Mi dispiace eccellenza- rispose Turiddu: -ma non so la ricetta, la chiederò a Nunziatina, la mia fidanzata, è lei che mi prepara queste buone cose quando vado a caccia!-
L’indomani si ritrovarono ancora tra i boschi dell’Etna e ancora una volta, a pranzo, Turiddu non si unì agli altri ma tirò fuori dal suo cestino un involto di carta gialla, pesante, al suo interno quattro sfere dorate che emanavano un magnifico profumo:- Sua signoria vuole favorire? Oggi Nunziatina mi ha preparato gli arancini di riso.-
Il principe incuriosito dalla forma e dal profumo addentò un arancino scoprendo il ripieno di pezzetti di carne al sug, i piselli, le uova sode e pensò: “Chissà se esiste un modo per poter gustare la mia prelibata gallina in brodo senza fare tanta fatica? Chissà se i miei cuochi sarebbero capaci di inventare un piatto buono, saporito e comodo da trasportare come quelli che prepara Nunziatina?”
Ma non disse nulla.
L’indomani aspettò con ansia di vedere cosa la fidanzata avesse preparato al suo amato ed effettivamente a pranzo
Turiddu tirò fuori dal suo cestino ancora una volta la sua mappina ed all’interno c’erano delle fette di scacciata,
fragranti e profumate come appena sfornate.
– Vuole favorire sua signoria?- E il principe guardò meravigliato quella che poteva sembrare una grossa fetta di pane che però al suo interno nascondeva carne, verdure, formaggio, uova, cioè un vero e proprio pranzo da tenere in mano!
Tornato nel suo paese il primo pensiero fu quello di bandire un concorso tra tutti i cuochi del regno per trovare un piatto come quelli gustati in Sicilia.
Ma nessuno dei cuochi ci riuscì; furono spennate e cotte decine e decine di galline, furono bolliti sacchi di riso e centinaia di uova, furono fatte a piccoli pezzi forme intere di formaggio ma niente si avvicinava ai piatti di Nunziatina.
Il principe però non si arrese e,vedendo che nessuno al suo paese riusciva ad accontentarlo partì di nuovo per la Sicilia con una nave carica di ogni ben di Dio deciso a trovare ciò che cercava.
Figuratevi la sorpresa di Turiddu quando gli dissero che il principe Tum-Allah voleva parlare con lui e la sua fidanzata!
Si presentarono al cospetto del principe che disse a Nunziatina:-Ho potuto apprezzare i piatti che cucini per Turiddu e vorrei che preparassi anche per me una pietanza che sia facile da trasportare così che io possa sempre mangiare la mia gallina in brodo.-
Nunziatina si mise all’opera e, aiutata da Turiddu, spennò la gallina, la fece cuocere, rassodò le uova, spezzettò il formaggio e mise tutti questi ingredienti all’interno di due strati di riso che aveva fatto cuocere nel brodo della gallina. L’indomani mattina si presentò al principe con quel piatto che sembrava una torta dorata.
-Eccellenza ecco la pietanza che mi avete richiesto, l’ho chiamata “tummala” in vostro onore e spero che sia di vostro gradimento.-
Il principe guardò la torta di riso pregustandone il sapore, la affettò, scoprendone il gustoso segreto, la addentò e… gli occhi gli si illuminarono! Era proprio il piatto che voleva!
Ringraziò i due fidanzati che ricevettero in dono: un appezzamento di terreno, un premio in denaro e tutte le ricette del libro segreto del principe per poter vivere una vita felice.