Il limone come pianta ornamentale e per il consumo locale in Sicilia ha ormai una storia millenaria, la sua presenza risale infatti al periodo bizantino-arabo.
Si può cominciare a parlare di limonicoltura, come comparto economico vero e proprio, solo dopo la metà del sec. XVI, quando i prodotti agricoli siciliani divennero strategici per l’approvvigionamento delle truppe di Carlo V, impegnato nella lunga guerra per l’egemonia in Europa. La storia del «Limone Interdonato», ha inizio nel 1875 quando l’eroe dell’epopea garibaldina, il colonnello Giovanni Interdonato, selezionò questa particolare cultivar i cui frutti si distinguevano per il periodo di maturazione precoce, le dimensioni elevate, forma allungata e cilindrica, con umbone conico, discreto contenuto in succo dal sapore delicato e poco acidulo, scorza molto liscia e fine di colore giallo chiaro (anche questa buona da mangiare perché dolce al palato), che gli valsero la denominazione anche di “limone speciale” o “fino”.
Egli incrociò un cedro e l’ “ariddaru”, un limone locale. Dopo aver selezionato una gemma di ognuno dei due agrumi, Interdonato le unì longitudinalmente e le innestò sui portainnesti di arancio amaro, creando così un limone unico al mondo.
Dalla seconda metà dell’Ottocento, tutta la costa ionica messinese, in particolare le valli della fiumare del Nisi, si ricoprirono di limoneti coltivati sui terrazzamenti in pietra a secco, visibile tutt’oggi da chi percorre la strada costiera da Messina a Catania.
Fino agli anni 50’ del Novecento il limone Interdonato fu esportato principalmente in Gran Bretagna, dove era molto apprezzato come limone da tè per la sua dolcezza e per l’aroma forte.
Negli anni 80’ il settore agrumario fu colpito da una crisi irreversibile, che ha portato ad una drastica riduzione delle coltivazioni. Dei cinquemila ettari di limoneto nella riviera Ionica della provincia di Messina, oggi ne sono rimasti meno di 3 mila, di cui solo mille di Interdonato.
Le piccole dimensioni delle aziende produttrici, che raramente superano l’ettaro di superficie, e i terreni accidentati, non permettono facili ammodernamenti colturali, per i quali sarebbero necessari grandi investimenti. Una situazione di crisi che ha contribuito ad aggravare il dissesto idrogeologico negli ultimi anni: i muretti di pietra a secco, le armacie o armacere che contengono il terreno delle terrazze dove sono coltivati gli agrumi, privi di manutenzione, crollano e, a ogni pioggia, aumentano le frane.
Dal 2002 il limone Interdonato si frangia del marchio di qualità (IGP) insieme ad altri quattro limoni italiani: il limone di Sorrento, il verdello di Siracusa, il limone Costa di Amalfi e il Femminello del Gargano.
Caratteristiche
L’Indicazione Geografica Protetta «Limone Interdonato Messina» e’ riservata alla cultivar
«Interdonato», ibrido naturale tra un clone di cedro e un clone di limone, appartenente alla Fam:
Rutacee; Gen: Citrus; Sp:C. limon.
All’atto della sua immissione al consumo l’indicazione geografica protetta «Limone Interdonato
Messina» presenta le seguenti caratteristiche:
frutto : (esperidio) di pezzatura medio-elevata compresa tra 80 e 350 gr.;
forma : tipicamente ellittica con umbone pronunciato e cicatrice stilare poco depressa;
epicarpo: sottile, poco rugoso con ghiandole oleifere distese;
colore: ad inizio della maturazione commerciale verde opaco con viraggio sul giallo e alla
maturazione fisiologica colore giallo ad eccezione delle estremità che mantengono una colorazione
verde opaco;
polpa: di colore giallo, tessitura media e deliquescente con semi rari o assenti;
succo: di colore giallo citrino, con resa non inferiore al 25 %, acidita’ totale inferiore a 50 g/l di
acido citrico e gradi Brix uguali o maggiori di 6,2.
Possono ottenere la denominazione IGP “Limone Interdonato Messina” solo i limoni
appartenenti alla categoria commerciale “Extra” e “I”.
Zona di produzione
La zona di produzione dell’IGP «Limone Interdonato Messina» comprende interamente i
seguenti territori comunali della Provincia jonica Messinese:
Messina, Scaletta Zanclea, Itala, Alì, Alì’ Terme, Nizza di Sicilia, Roccalumera, Fiumedinisi,
Pagliara, Mandanici, Furci Siculo, S.Teresa di Riva, Letojanni, S. Alessio Siculo, Forza D’Agrò,
Taormina e Casalvecchio Siculo; Giardini Naxos e Savoca.
Metodo di ottenimento
La produzione della IGP «Limone Interdonato Messina» avviene in impianti condotti con il metodo
di coltivazione:
- a) integrato: che e’ quello in uso nella zona, con l’osservanza delle norme di «Normale buona pratica agricola»; previste dalla regione Siciliana in conformità ai Regolamenti comunitari in materia agroambientale;
- b) biologico: in conformità al Reg. Ce 2092/91 e successive modifiche ed integrazioni.
TECNICHE DI ALLEVAMENTO
Per la produzione della IGP “Limone Interdonato Messina” sono utilizzate due tecniche di
allevamento: costituzione di nuovi impianti tramite la messa a dimora di giovani piante da vivaio e
la riconversione varietale di agrumeti già esistenti con la cv. Interdonato tramite reinnesto.
Entrambe le tecniche prevedono che il materiale di propagazione utilizzato (marze, portinnesti,
piante innestate) sia certificato.
NUOVO IMPIANTO
Il sesto adottato deve essere tale da consentire un’agevole esecuzione delle principali operazioni
colturali e il transito delle attrezzature agricole e al contempo garantire un equilibrato sviluppo
vegeto-produttivo delle piante. A tal fine la densità d’impianto è compresa tra 400 e 500
piante/Ha.
La messa a dimora viene effettuata dal 1 Settembre al 30 Giugno con piante di uno o due anni e
punto di innesto ad un altezza compresa tra 50 e 60 cm avendo cura di lasciare parzialmente
scoperto il colletto per prevenire l’insorgenza di fitopatie.
REINNESTO
La tecnica del reinnesto della cv. Interdonato si esegue su impianti di agrumeto preesistenti che
rispondano ai seguenti requisiti minimi:
densità e sesti d’impianto compresa tra 400 e 500 piante/ha
buone condizioni vegetative e fitosanitarie
I reinnesti si effettuano nella stagione primaverile o autunnale adottando la tecnica “a penna” “a
corona” o “a pezza”.
Il reinnesto deve essere preceduto da una energica potatura che induca il futuro portainnesto all’emissione di nuovo apparato radicale e al contempo contenga lo sviluppo dell’apparato vegetativo.
Il soggetto (portinnesto) viene sezionato orizzontalmente ad un’altezza compresa tra 50-100 cm e sul piano di sezione si eseguono piccole incisioni verticali corticali quante sono le marze che si desidera innestare (generalmente da 4 a 6).
Le marze vengono in precedenza preparate eseguendo una sezione trasversale e perfettamente liscia e vengono inserite sulle incisioni della corteccia avendo cura che le porzioni del cambio siano a diretto contatto. Successivamente la corona viene fasciata con del filo elastico per mantenere saldo il contatto tra le porzioni e successivamente si pennellano i punti di innesto con del mastice medicato adatto all’uso. Il reinnesto così ottenuto viene coperto con un sacchetto di plastica, per mantenere un tasso di umidità ideale per l’attecchimento, che si attesta tra 70% e l’80%, ed uno di carta per impedire l’azione termica del sole. Tale copertura viene rimossa ad attecchimento avvenuto che si ottiene generalmente dopo 3 – 4 settimane.
NUTRIZIONE, CONCIMAZIONE E IRRIGAZIONE
Si distinguono due differenti tecniche a seconda che si adotti il metodo integrato o il metodo biologico:
Metodo integrato: La concimazione invernale si esegue con concimi granulari complessi organominerali o minerali che andranno interrati tramite una leggera lavorazione del terreno. Nel periodo primaverile-estivo, nel caso in cui lo stato di accrescimento dei frutti non consenta di prevedere il raggiungimento delle caratteristiche di cui all’art. 2 del presente disciplinare, potrà essere eseguita una concimazione azotata con concimi granulari da distribuire localmente attorno alle piante o tramite prodotti idrosolubili da apportare in fertirrigazione.
Metodo biologico: La concimazione si esegue con prodotti autorizzati ai sensi del Reg. (CEE) 2092/91. Quella invernale si esegue con concimi organici o organo-minerali che andranno interrati tramite una leggera lavorazione del terreno unitamente ad eventuali leguminose da sovescio o letame maturo. Nel periodo primaverile-estivo nel caso in cui lo stato di accrescimento dei frutti non consente di prevedere il raggiungimento delle caratteristiche di cui all’art. 2 del presente disciplinare, potrà essere eseguita una fertirrigazione con concimi idrosolubili ammessi. L’irrigazione viene praticata da aprile ad ottobre al fine di garantire un apporto idrico ottimale in quanto la cv. Interdonato risulta essere particolarmente soggetta a danni da stress idrico e termico.
Le tecniche utilizzate sono: a scorrimento, ad aspersione localizzata, a microirrigazione.
POTATURA:
Gli interventi di potatura vengono eseguiti dal 15 gennaio al 15 giugno e devono conseguire l’apertura di spazi all’interno della chioma, in modo da consentire il passaggio dell’aria, e per quanto possibile, dei raggi solari. Si tratta, quindi, di operazioni di sfoltimento di branche superflue che occupano spazi già impegnati da altra vegetazione.
RACCOLTA
La raccolta avviene dal 1° settembre al 15 aprile e avviene manualmente con l’utilizzo di forbici al fine di evitare il distacco della porzione calicina. La resa in prodotto fresco è compresa tra 80-130 kg/pianta.
CONDIZIONAMENTO
Per i frutti non commercializzati immediatamente dopo la raccolta è permessa la conservazione a basse temperature. Si impiegano a tal fine celle frigorifere in cui l’umidità relativa si mantiene elevata (75 – 95%), per mantenere la turgidità del frutto, mentre va ricambiata l’aria (5 volte il volume della cella per 24 ore), al fine di allontanare l’anidride carbonica e l’etilene che si sviluppano durante la respirazione dei frutti. Le temperature di conservazione sono comprese tra 6 e 11 °C. I tempi di condizionamento non devono superare i 30 giorni dalla raccolta.
Valori nutrizionali
100 grammi di prodotto contengono 45 Kcal, 85 gr. di acqua, o,6 gr. di lipidi, 149 mg di potassio, 11 mg di calcio, 11 mg di vitamina C (71% del fabbisogno giornaliero di vitamina C per un adulto), 28 mg di magnesio.